Antifrode RC Auto: importanti decisioni dei Giudici napoletani

Antifrode RC Auto: importanti decisioni dei Giudici napoletani
04 Luglio 2017: Antifrode RC Auto: importanti decisioni dei Giudici napoletani 04 Luglio 2017

Le cause del nostro studio

Anche quest’anno la relazione dell’IVASS (l’Istituto ministeriale di vigilanza sulle assicurazioni) sull’attività antifrode del 2016 ha sottolineato un ulteriore incremento dei sinistri stradali “a rischio frode” in alcune Regioni.

Fra queste, la Campania ha registrato un vero e proprio “boom”.

Su quasi 265.000 sinistri denunciati, ben 115.000 (il 43%) è sospettato di essere fraudolento, sulla base dei parametri previsti dalla normativa vigente.

Col risultato che a Napoli il premio medio della r.c. auto è pari a 630 euro, più del doppio di quello di Aosta (300 euro).

Si pensi che, a fronte dei 9,3 sinistri per ogni Km. di strada che si verificano a Roma, nell’area metropolitana di Napoli ne sono stati denunciati 16,84, ma questo indice a San Giorgio a Cremano sale addirittura a 38,89 incidenti, a Casavatore è di 31,94 per Km., a Melito di 29,69, a Frattamaggiore di 28,88, a Casoria di 26,56, a Portici di 25,88, ad Arzano di 25,06, a Villaricca di 24,61.

Il fenomeno è così rilevante che la Procura della Repubblica di Napoli, com’è noto, ha formato un pool di magistrati specializzato nel contrasto alle frodi.

Non è però l’unico segno di una reazione a questo trend.

Si moltiplicano, infatti, le sentenze di Giudici civili dell’area metropolitana partenopea che rigettano domande di risarcimento riguardanti incidenti stradali dai connotati a dir poco dubbi, e ciò anche in casi in cui questi erano stati confermati da testimoni regolarmente escussi in istruttoria, oltre che documentati dall’immancabile “modulo C.A.I.” a due firme.

Un teste “impreciso” su particolari importanti, come la dinamica del sinistro, lo stato dei luoghi e la localizzazione dei danni riportati dai veicoli coinvolti, non è bastato al Giudice di pace di Pomigliano d’Arco (sentenza n. 418/2016) per ritenere provato l’accadimento di un sinistro dichiaratamente avvenuto tra tre veicoli, ad opera di una motocicletta che ne avrebbe urtata un’altra, a sua volta finita contro un’auto…

Questa decisione dimostra una volta di più l’importanza delle modalità con le quali vengono escussi i testimoni in caso di sinistri “sospetti”.

Per vagliarne l’attendibilità è infatti fondamentale non limitarsi a sentire i testi sul mero contenuto dei capitoli di prova (normalmente molto generico), ma chieder loro chiarimenti sui particolari dell’incidente (come quelli indicati).

 Conforme è stata la decisione del Tribunale di Napoli (sentenza n. 7309/2017) che in grado d’appello ha confermato quella con la quale il Giudice di pace di Napoli aveva rigettato un’analoga domanda, avendo ritenuto insufficiente il modulo C.A.I. ed inattendibile il testimone che aveva “riferito, per la verità assai genericamente, del sinistro” prodigandosi poi nel descrivere “compiutamente molteplici danni deduttivamente riportati dalla moto attorea, ammontanti ad un valore complessivo di circa ottomila eauro”.

Per il Tribunale, infatti, appariva “inverosimile che un urto che per come descritto non ha avuto elevata violenza abbia generato danni così molteplici, senza, tra l’altro, in alcun modo, determinare alcuna lesione a carico del suo conducente”.

A tanto doveva aggiungersi che a soli due mesi del sinistro “la moto non riportava nessuno dei danni reclamati, ad eccezione di un danno al serbatoio e all’indicatore di direzione”, risultando inspiegabile il motivo per cui sarebbero stati riparati tutti gli altri danni, con spesa ingente (peraltro non documentata), fuorché questi.

Non basta.

Il Tribunale ha disposto pure la trasmissione degli atti di causa alla Procura della Repubblica, per quanto di competenza.

 

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